Quando si parla di DMP si intende una piattaforma tecnologica unificata che raccoglie molteplici serie di dati, sia proprietari sia forniti da seconde e terze parti, li normalizza e li segmenta, e consente all’utente di agire sulla segmentazione che ne risulta in ambienti live interattivi.

È verità universale che a nessuno piaccia essere definito da uno stereotipo, l’esigenza è sempre quella di non essere semplificati: l’individuo è unico e pretende di essere visto come tale. Ne consegue la necessità di adottare mezzi che permettano di rispettare l’esigenza di singolarità; pena il decadimento dell’intento comunicativo a cui corrisponde la dispersione del messaggio.

Ma se è vero che gli stereotipi perdono il loro potere quando vince la prospettiva per cui la complessità del mondo supera su quella dello stigma della realtà, come è possibile per i collezionisti di dati superare un approccio di tipo lookalike?

La risposta coincide con il Data Management Platform, perché riesce a delineare l’identità della persona, andando in profondità e comprendendo chi c’è dietro il profilo. La peculiarità di questa piattaforma consiste nella capacità di incrociare tutti i dati a disposizione con intelligenza (artificiale), combinando gli attributi socio-demografici agli interessi dell’utenza. In condizioni perfette, al DMP arrivano informazioni di composita origine: i Third Party Cookie Data, i First Party Website/Email Click Data e i First Party Offline Data (CRM).

Dall’incrocio dei contenuti di questi tre grandi serbatoi si raggiungono risultati sofisticati, che meglio rispecchiano le esigenze e i desideri dei consumer e che sono più performanti per chi utilizza questa piattaforma per identificare il lead tra i miliardi di utenti che popolano il web. Questa tecnologia non si limita a una piatta applicazione di modelli statici individuando gruppi di utenti con caratteristiche e comportamenti simili e con analoghe risposte agli stimoli.  Il vantaggio del DMP è nel riuscire a incrociare un volume di dati molto elevato, non dovendo sacrificare il dettaglio in favore del gruppo di appartenenza, processo in cui si possono perdere dettagli sensibili e caratterizzanti.

L’intelligenza di cui è stato dotato il DMP lo rende paragonabile a cervello particolarmente dotato, geniale perché capace di gestire tutti i canali di informazione; è quasi onnisciente basando le sue competenze discrezionali sulla praticamente perfetta gestione di interazioni tra i vari segmenti e dei contenuti. Inoltre, è volto a creare un loop positivo e di accumulazione dell’informazione sul lead.

È l’inizio di una rivoluzione di ampia portata in cui l’intelligenza artificiale è primo motore. Gli effetti di questo cambiamento sono ormai tangibili e hanno già travolto i Big Data e i consumer. Ignorare l’integrazione dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie cognitive a questa piattaforma sarebbe un impedimento alle opportunità che il futuro presenta. Altrettanto indispensabile è, però, la collezione dei dati da tutti i canali a disposizione perché il DMP, pur rendendo il cloud più potente, è fortemente vincolato alla costruzione di un database completo, che implementa con valori incrociati, ma di cui si deve essere consapevoli per contenuto e allocazione.

Questa formula pone il DMP al centro, tra l’azione conoscitiva dei lead e il Marketing Automation Platform, ovvero alla base delle strategie aziendali cambiando il paradigma consolidato: l’analisi retrospettiva delle risposte su azione viene sostituita da quella predittiva.

Nel 2017 DMA Italia si impegnerà ad approfondire queste tematiche nella newsletter e negli eventi, di cui il primo il 6 aprile con tematica Database Management Platform nell’era della Data Sharing Economy.